• Pubblicata il
  • Autore: Alex
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I giocattoli della mia ex - Lazio Trasgressiva

Ciao a tutti, voglio raccontarvi un esperienza venutasi a creare con la mia ex convivente. Un pomeriggio rientrai a casa prestissimo dal lavoro, in assenza della mia compagna recatasi dalla madre, mi misi a sbrigare alcuni lavoretti sempre rinviati, quando per cercare un oggetto di cui necessitavo incominciai a frugare in alcuni miei cassetti, non trovandolo e convinto che era stato riposto da parte cominciai ad aprire dei cassetti che utilizzava la mia compagna, nel aprirne uno, mi imbattei in due sacchetti rossi, dal quale fuoriuscivano dei calchi fallici.
Sbalordito e meravigliato li aprii, ritrovandomi in mano con due verghe di notevoli dimensioni, non mi reputo un cavallo, ma nel mio intimo dispongo di un arnese di ventidue centimetri di cui non ho mai avuto a lamentarmi, ma vedendo quelle protesi per un attimo mi sentii “minorato”, una era prossima ai ventinove centimetri, con una cappella ben delineata con un fusto di diametro veramente notevole, l’altra era di colore come a riprodurre il pene di un nero, ma dalle misure oserei dire spaventose, superava i trenta centimetri con un diametro allucinante. Sconvolto e pervaso da mille dubbi e domande, decisi di fare finta di nulla, ma di potenziare in casa l’impianto di microtelecamere audio, che già riprendeva l’esterno, essendo il mio lavoro riuscii in brevissimo tempo ad ampliarlo, e portarlo ad una registrazione ventiquattro ore su pc sito nella mia stanza/ufficio chiusa a chiave, adesso tutti gli ambienti erano ripresi con cura maniacale da tele camerine audio. Oltre a questo mi pervase l’idea di essere tradito, quindi ingaggiai anche un investigatore coniugale. La mia ex compagna svolgeva lavoro part time, era poco più giovane di me molto attraente e formosa, dal mio canto il sesso con lei oltre che abbondante era sempre al primo posto, quindi non comprendevo la necessità di quei giocattoloni.
Dopo alcuni giorni di riprese a vuoto, la seconda settimana di pomeriggio avvenne l’evento tanto atteso, lei che arriva in casa, si arma dei suoi giocattoli e si mette sul letto, dal suo comodino tira fuori il lubrificane che utilizziamo anche noi nei nostri rapporti, e ci cosparge l’arnese per poi cominciarlo a sbatterselo nella fica, da prima adagio poi incomincia a stantuffarsi spingendoselo sempre più in profondità, si vedevano molto bene le sue piccole labbra che si dilatavano lasciandosi andare a dei gemiti di piacere ma senza arrivare all’orgasmo, quando incomincia a cospargere il secondo fallo enorme, quello di colore, con il lubrificante, da prima incomincia a strofinarselo fuori, successivamente allargandosi la fica con le dita facendolo entrare, le sue facce erano inequivocabili, si mordeva il labro inferiore in un misto di piacere e dolore, si masturbava con quell’arnese stantuffandosi, con le gambe completamente divaricate e la fica pressoché aperta e dilaniata da quell’enorme cazzo di gomma, quando si ferma all’improvviso, prende i suoi giocattoli e si sposta nella stanza acanto, dove avevamo una piccola sala pesi, sposta la pedana vibrante e sulla staffa di acciaio che collegava la pedana alla centralina in alto, attacca il gigantesco fallo, adesso la telecamera di quella stanza la riprendeva lateralmente da dietro, si mette carponi e comincia ad eseguire una pecorina, stantuffandosi sempre più velocemente, gridando ed emettendo gemiti di piacere, la sua passera era completamente aperta e tirata, si riusciva a vedere perfettamente che quel diametro era spaventoso, io rimango di stucco nel vederla, anche se un po’ la cosa mi eccitava.
Adesso lei riprese il secondo giocattolo e se lo infila piano piane dietro facendosi inculare, alcune volte quando scopavamo se ero troppo irruento, lei mi riportava nei ranghi dicendomi di fare piano, mentre con quei due plasticoni si stava letteralmente spaccando, aveva ulteriormente lubrificato il fallo con cui si trastullava il culo, la cappella entrava ed usciva, lasciando certi momenti intravedere il culo che rimaneva aperto, ora anche questo lo attaccava alla staffa. Incominciava così una doppia penetrazione, si avvinghiava e strillava come una cagna in calore come fossero anni che non facevamo sesso, invece erano solo trascorse poche ore dalla sera prima, si muoveva con fare ingordo e lussurioso, quei duce cazzi ben evidenti sembravano un palo unico, cominciando a gridare e dire frasi come se alle sue spalle ci fossero due che la stavano chiavando, implorava “ancora, ancora, si”, “apritemi, spaccatemi”, cosa che realmente stava avvenendo e continuava con il suo ritmare, impostando colpi ben profondi, un alternare di avanti e dietro che avrebbe estenuato chiunque. Io ero sempre lì davanti lo schermo che non riuscivo a credere più ai miei occhi, quando lei comincia a ritmare velocemente esplodendo in un orgasmo ecclesiale “ o mio dio, o mio dio, vengo spaccatemi tutta”. Seguirono altre registrazioni nel mese successivo, le sue performance erano sempre irruente adornate da frasi che nei nostri rapporti neanche vagamente accennava.
La notizia che mi tranquillizzo è che i pedinamenti eseguiti dall’investigatore, non portavano a nessun’altro oltre me, notizia che mi fece decidere di uscire allo scoperto, non in maniera accusatoria, ma di metterla davanti l’evidenza.
La domenica successiva colsi la palla al balzo, lei fuori in terrazzo a stendere i panni io feci finta di cercare un chi sa che cosa! Quando aprii volutamente il cassetto incriminato, lei impallidì! Io con fare calmo “ e questi?”, lei rimase ammutolita, cercai di tranquillizzarla scherzando “ potevi dirmelo che avevamo compagnie in casa! Basta saperlo, no?” lei sorrise. Rientrati in casa con a seguito i due giocattoli, dopo giri di parole mi affermò che li usava ogni tanto, la eccitavano e la facevano sfogare, io accettai volutamente la versione, portando a me l’utile, cominciando il giorno stesso a giocare e scoparla sul divano, eseguendo una doppia penetrazione, ma questa volta c’era anche il mio di cazzo, si lascio andare da quel momento ad atteggiamenti, giochi, frasi e gemiti fino a ieri tenuti repressi in mie presenza, da quel giorno i giocattoli “dormivano in casa”.

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